Le allerte meteo e quello strano rapporto con Comuni e scuole: analisi di un sistema da migliorare

di Andrea Bonina | 7 dicembre 2016

Causa allerta meteo arancione, un Comune chiude le scuole dopo appena 10 mm di pioggia e il giorno seguente per larghi tratti non cade una goccia. A 50 km di distanza, un capoluogo nella morsa del maltempo dopo 270 mm/24 ore (ovvero il 2700% di precipitazioni in più) e con prospettive di nuovi nubifragi non prende alcun provvedimento “perché scuole e uffici si chiudono solo con il rosso”, costringendo docenti e studenti ad ‘autoallertarsi‘. Si passa da un eccesso all’altro e com’è evidente qualcosa, nel sistema, non funziona. Nel caso di specie parliamo di Bronte e di Catania, due facce della stessa medaglia.

Il problema della decodificazione delle allerte si protrae ormai da anni e puntualmente desta polemiche e perplessità. Come illustrato dall’Ing. Calogero Foti, responsabile della P.C. siciliana, il Centro funzionale Centrale (Dipartimento Nazionale della Protezione Civile) in tarda mattinata invia le valutazioni numeriche, cioè le previsioni meteo con la quantificazione delle piogge previste (da un minimo a un massimo) in un arco di tempo. Le proiezioni sono riferite a Zone di Vigilanza Meteo molto ampie; per esempio la ZVM 37 abbraccia le zone di allerta A e I (Sicilia nord-orientale, da Catania a Messina a Capo d’Orlando) e la ZVM 38 comprende il bacino del Simeto e la Sicilia sud-orientale. La palla passa quindi alle Regioni.

Il Centro funzionale Decentrato (Dipartimento Regionale della Protezione Civile) confronta quei quantitativi previsti con le soglie critiche delle diverse zone di allerta; tali soglie critiche sono rappresentate dalle curve di possibilità pluviometrica, elaborate su base statistica partendo dalle precipitazioni storiche di massima intensità. Se queste superano le curve con tempo di ritorno di 2 anni, si è in allerta gialla; se sono comprese tra le curve a 5 anni e 20 anni, si è in allerta arancione; se superano le curve a 20 anni, si è in criticità rossa. Alla dichiarazione di livello di allerta per rischio idrogeologico e/o idraulico occorre che i Comuni attuino le fasi operative corrispondenti previste dai piani di Protezione Civile locali.

Il bollettino grafico dell'allertamento emesso ieri dal Dipartimento Regionale della Portezione Civile. In evidenza, con le diverse lettere, le nove aree di allertamento
Il bollettino grafico dell’allerta meteo emessa ieri dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile. In evidenza, con le diverse lettere, le nove zone di allertamento

Fin qui tutto chiaro, ma questo sistema, alla lunga, denota gravi lacune. La suddivisione della Sicilia in appena 9 zone di allertamento è insufficiente dinnanzi ad una grande varietà di microclimi modellati da un’orografia piuttosto complessa. Bronte, di fatto, ricade nel Bacino del Fiume Simeto insieme a località dalle peculiarità microclimatiche notevolmente differenti: si spazia da Maletto a Paternò, da Misterbianco a Nicosia, passando da San Giorgio (Catania Sud) a Catenanuova. Un’area di allertamento, dunque, che racchiude località pianeggianti e montuose, distanti diverse decine di chilometri le une dalle altre ed esposte in modo assai differente ai diversi tipi di circolazione atmosferica.

In questo contesto, aree a reale rischio di fenomeni intensi ed a regime di nubifragio, esposte a concreti pericoli alluvionali, coesistono con località fisicamente riparate dai gravi effetti del maltempo. E’ il caso discusso in apertura: può Bronte chiudere le scuole per una fase di maltempo strettamente correlata ai venti umidi in ingresso dal Mar Ionio? I risultati, dati alla mano, rischiano di divenire imbarazzanti: dopo gli appena 10 mm di pioggia caduti ieri, quest’oggi gli studenti brontesi hanno beneficiato di un ponte dell’Immacolata anticipato, un giorno di vacanza del tutto immotivato, dato che in paese non si è andati oltre una sporadica pioviggine e non si è concretizzata alcuna forma di criticità.

Un caso o un fisiologico errore nelle previsioni? Assolutamente no. La dinamica è apparsa da subito chiarissima: come anticipato, i fenomeni che hanno imperversato sulla fascia costiera ionica, in particolar modo tra Catania e Acireale, hanno tratto origine dalle correnti umide in ingresso dallo Ionio, con la genesi di precipitazioni semistazionarie sulla linea di costa. Non si tratta dei classici temporali a macchia di leopardo, localizzati e talvolta imprevedibili, dunque insidiosi, ma di una configurazione netta, dalle caratteristiche ben delineate. Poiché Bronte non si trova sul mare ed, anzi, si colloca sul versante opposto e più protetto dell’Etna, il fattore scatenante del maltempo viene a mancare e, dunque, diventa facilmente prevedibile l’assenza di fenomeni degni di particolare attenzione. La storia climatica dell’area ne è valida dimostrazione.

La chiusura delle scuole sulla base dei bollettini di vigilanza spetta alle amministrazioni comunali. Ma dinnanzi ad un avviso più o meno generico, che come detto si mostra lacunoso sotto diversi aspetti, come può un Sindaco prendere una decisione ponderata? Occorrerebbero ulteriori valutazioni sul microclima e sulle proiezioni a scala locale che spetterebbero ad un meteorologo (figura professionale non prevista nella pianta organica) e ad una squadra di tecnici che valuti tutte le possibili ripercussioni idrogeologiche e idrauliche. E qui si torna al paradosso: il criterio è talmente soggettivo che comuni fisicamente protetti da ogni forma di maltempo intenso si fermano per eccesso di prudenza ed altri, come Catania, continuano le attività didattiche malgrado condizioni  particolarmente critiche (seconda giornata più piovosa degli ultimi 15 anni) suggeriscano il contrario. Forse, aggiungiamo, sulla scorta di precedenti allerte “poco fortunate”.

E così, con un sistema che vede un rimbalzo di bollettini e di responsabilità a livello nazionale, regionale e locale, il rischio di rendere poco credibile ed inefficace uno strumento di grande importanza per la salvaguardia della pubblica incolumità è elevato. Eppure tutti abbiamo apprezzato l’eccezionale lavoro di prevenzione svolto in Piemonte e in Liguria in occasione degli eventi alluvionali di fine novembre: un modello all’avanguardia, che ha visto una cooperazione oculata e razionale dei vari organi a scala locale, provinciale e regionale. Un esempio da seguire e attuare.

Nel caso siciliano, le allerte meteo, poiché correlate alle previsioni meteorologiche, sono e saranno sempre affette da un margine d’errore più o meno grande, ma potranno certamente mostrarsi più efficaci attraverso una rimodulazione delle responsabilità e del livello di dettaglio degli allertamenti. Miglioriamo il sistema per evitare paradossi annunciati e poco gratificanti a tutti i livelli.

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Andrea Bonina
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Il blog di MeteoBronte è a cura di Andrea Bonina, laureato in Geologia presso l’Università di Catania. Nel 2014 è stato consulente del Comune di Bronte in materia di meteorologia.