di Andrea Bonina | 30/01/2017
Dopo le scosse del 19 gennaio generate dal movimento della faglia Pernicana, stamani la terra è tornata a tremare alle pendici dell’Etna, stavolta sul fianco sudoccidentale. Numerose scosse di terremoto, di magnitudo comunque ridotta (entro ML 3.5) e a profondità mediamente compresa tra 10 e 15 km, si sono localizzate principalmente nel territorio di Ragalna, un settore ampiamente studiato in letteratura scientifica. Alle 11.39 locali, una scossa di magnitudo 1.6 a 1 km di profondità è stata registrata a monte del territorio di Bronte: si tratta, al momento, dell’ultimo sisma della sequenza. Non si registrano danni a cose o persone, ma a scopo precauzionale sono state evacuate le scuole a Ragalna, Nicolosi e Bronte.
Si tratta con buona probabilità di terremoti vulcano-tettonici influenzati dalla risalita di magma nei condotti di alimentazione dell’Etna: il sistema tende a ricaricarsi dal basso e ‘gonfia’ i fianchi del vulcano. I cicli di inflazione, che solitamente precedono fasi eruttive (a distanza di settimane o mesi), generano sovrapressioni che possono essere parzialmente scaricate su specifici sistemi di faglie. Naturalmente, per poter delineare un quadro più preciso e specifico, occorrerà attendere i complessi studi condotti dai ricercatori dell’INGV sulla base dei segnali sismici e dei meccanismi focali, delle deformazioni (dai tensori e dai rilievi GPS), delle analisi geochimiche e dei tracciati del tremore vulcanico.
» APPROFONDIMENTO: BRONTE, MALETTO E RANDAZZO, TERREMOTI STORICI E RISCHIO SISMICO