BRONTE, 30 NOVEMBRE 2014 DA RECORD. IL SIAS: «NOVEMBRE 2014 IL PIU’ CALDO DI SEMPRE IN SICILIA»

Si chiude un mese anomalo per la Sicilia. I flussi caldi dal Nord Africa scrivono una pagina importante della storia climatica della regione, dal TLC di inizio mese ai 33°C del palermitano. Temperature da record anche a Bronte, con una massima di ben 24°C a poche ore da dicembre. | 3 dicembre 2014

Con una temperatura massima di ben +23.9°C al centro storico, il 30 novembre 2014 entra negli annali come la giornata più calda di novembre quantomeno dal 2008 ad oggi (da quando esistono rilevazioni al centro storico del paese) a BronteTale valore è uno dei più elevati (se non il più elevato) mai registrati nella III decade di novembre a Bronte nell’ultimo secolo, in accordo con i dati dei radiosondaggi storici a nostra disposizione.

Si è appena chiuso un mese di grandi eccessi in Sicilia, dal ciclone simil-tropicale (TLC) della prima settimana agli oltre 30°C della costa tirrenica tra le province di Trapani, Palermo e Messina, culminati con i 33°C di Capaci. Comune denominatore un flusso caldo di matrice africana di intensità e persistenza anomala. Quello del 2014 passa alla storia come il novembre più caldo di sempre in Sicilia secondo quanto riferito dal Sistema Informativo Agrometeorologico Siciliano al quotidiano La Repubblica.

La Sicilia si è lasciata alle spalle il novembre più caldo degli ultimi duecento anni, da quando, cioè, esistono le statistiche sulle temperature. Solo l’ultimo di una serie di record che riguardano anche il resto d’Italia e che se possono far felici albergatori e operatori turistici, che hanno visto allungare di molto l’alta stagione, rischiano di mettere in ginocchio diverse produzioni agricole e le riserve idriche dei 24 bacini siciliani oltre a portare alle stelle il livello di smog dei nostri centri urbani. “In linea generale  –  conferma il meteorologo Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana, noto per i suoi interventi nella trasmissione di Fabio Fazio “Che tempo che fa”  –  questo è uno degli autunni più caldi di sempre e in assoluto ottobre è già stato registrato come il più caldo da 200 anni. Ma non è solo un dato isolato, si tratta di una tendenza che va avanti da parecchi anni e riguarda tutte le stagioni. Da ultimo, lo scorso inverno ha registrato, nella media, temperature più miti che lo hanno fatto catalogare come uno degli inverni meno freddi di sempre”. Un dato che trova conferma anche in Sicilia: “Non tanto per i picchi di temperatura ma per la loro media  –  spiega Luigi Pasotti, responsabile del Servizio informativo agrometeorologico siciliano (Sias)  –  il mese che si è appena concluso è stato sicuramente il più caldo di tutti i tempi. Attualmente siamo a circa 4-5 gradi sopra la media del periodo che dovrebbe registrare temperature massime di 17 gradi. Ma in queste ore abbiamo avuto anche 7-8 gradi in più della media dopo un ottobre anch’esso da record”.

“Se fosse un fatto isolato  –  chiarisce Mercalli  –  non ci sarebbero conseguenze ma l’aumento di un solo grado nelle temperature medie di tutto l’anno provoca danni incalcolabili. Sulle Alpi lo scioglimento dei ghiacciai, altrove il proliferare di temibili insetti come la zanzara tigre e numerosi parassiti delle piante che causano alle colture malattie fino ad oggi rare”. Al caldo anomalo in Sicilia, soprattutto nella zona sudorientale, si aggiunge una siccità prolungata. “Nella parte occidentale  –  sottolinea Pasotti  –  veniamo da un ciclo di piogge abbondanti iniziato nel 2011 e durato fino allo scorso marzo e dunque si può parlare di una siccità di breve periodo. Diverso il discorso per la Sicilia orientale dove il ciclo di siccità si protrae dall’aprile del 2012 con le precipitazioni che nelle province di Siracusa e Catania si sono dimezzate negli ultimi due anni”. A poco sono serviti i violenti nubifragi di inizio novembre: “Hanno risolto alcuni problemi immediati  –  spiega il direttore del Sias  –  ma queste piogge violente e brevi creano solo dissesti mentre i terreni non hanno il tempo di assorbire l’acqua e le falde non si rigenerano “. Un dato confermato dal dipartimento acque delle Regione che gestisce i bacini e le dighe siciliane. “Nel palermitano l’autonomia è di almeno un anno  –  comunicano i responsabili  –  con Rosamarina e Poma pieni mentre l’Amap sta utilizzando le riserve dello Scanzano-Rossella. Il lago artificiale Olivo di Enna inizia a calare di livello ma per fortuna serve un territorio con un limitato numero di utenze. Critica, invece, la situazione a Gela con la diga Comunelli a secco e mezzo metro d’acqua al Disueri, va un po’ meglio a Cimìa”.

Problemi anche alla diga Arancio del lago di Lentini, il più grande bacino “fuori alveo” d’Europa che con la sua portata di 150 milioni di metri cubi di acqua serve le province di Siracusa e Catania. “Alla siccità  –  rivelano dal dipartimento  –  si aggiungono i continui furti di rame, dieci nell’ultimo anno, malgrado il sito sia sorvegliato”. Ma sui 1500 milioni di metri cubi di acqua contenuta nei 24 invasi incombono anche i tagli dei finanziamenti: per la manutenzione nel 2010 sono stati stanziati 9 milioni e 400 mila euro, quest’anno appena 2 milioni e 200 mila. Problemi per l’agricoltura, ad iniziare dalla scelta del periodo di semina del grano: “Nella parte occidentale gli agricoltori stanno ritardando  –  racconta Pasotti  –  mentre a Catania ed Enna stanno seminando. Il rischio è che aspettando troppo per la semina si possano avere piogge intense nel momento in cui i semi devono ancora germogliare. Si prevedono problemi per frumento e tutti i seminativi ma anche per il foraggio che sarà molto scarso con un danno soprattutto per i pascoli e gli allevamenti delle zone interne. Allarme anche per molti alberi da frutto e per gli agrumi ad iniziare dall’arancia, la rossa in particolare. “Questi frutti – continua il direttore del Sias hanno bisogno del freddo sia per assumere la loro colorazione, in particolare il rosso della polpa di alcune varietà. Non è una questione solo di colore ma anche di qualità organolettiche che si perdono. A rischio anche tutti gli alberi da frutto che hanno bisogno di temperature più basse per fare in modo che le gemme fioriscano. Con le temperature di queste settimane ci potrebbe essere scarsa produzione di pesche, albicocche, susine pere e mele il prossimo anno”.

Ma tutti i meteorologi su due dati sono concordi. “Più si va avanti – ricorda Mercalli – più è chiaro che non si tratta di eventi eccezionali ma di una tendenza consolidata ad un aumento medio delle temperature e quindi di un riscaldamento dell’atmosfera e dei mari di tutto il pianeta. Le cause sono ormai chiare, il 2 novembre scorso  –  ricorda Mercalli  –  le Nazioni Unite hanno diramato l’ultimo rapporto di sintesi sui cambiamenti climatici che conferma al 95 per cento la responsabilità delle emissioni causate dalla combustione di petrolio, carbone e gas fossile. Di fronte a quella che per noi esperti è ormai una certezza scientifica, però, i governi continuano a rimandare norme severe per le limitazioni dei gas serra e vanno avanti facendo finta di niente”.

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Andrea Bonina
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Il blog di MeteoBronte è a cura di Andrea Bonina, laureato in Geologia presso l’Università di Catania. Nel 2014 è stato consulente del Comune di Bronte in materia di meteorologia.

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